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No, la matematica non c’entra e nemmeno qualche OGM o nuova specie botanica. Semplicemente una celebrazione delle molte (duplici) vesti del pomodoro, alcune delle quali davvero inaspettate!
Il principio fu la discordia
Il primo “pomo d’oro” di cui si hanno notizie rimanda all’antica mitologia greca e fa riferimento al frutto che la dea Eris (furiosa per essere stata esclusa dal banchetto organizzato per la celebrazione del matrimonio tra Peleo e Teti) avrebbe raccolto nel giardino delle Esperidi e gettato sulla tavola dopo avervi inciso la scritta “Alla più bella”. Questo bastò a creare discordia tra le dee che avrebbero voluto accaparrarselo, in particolare suscitando una lite furibonda tra Era (regina degli dei), Afrodite (dea della bellezza) e Atena (dea della saggezza e della guerra).
Per giudicare chi avesse diritto all’ambito dono, le tre contendenti si recarono da Zeus, ma il padre di tutti gli dei scelse di affidare il compito a un mortale: Paride principe di Troia.
Per ingraziarsene il giudizio, Atena promise di ricompensarlo rendendolo sapiente e imbattibile in guerra, Era gli promise ricchezza, potere e gloria infiniti, Afrodite gli avrebbe concesso l'amore della donna più bella del mondo.
Paride scelse quest’ultima offerta e, con l’aiuto della dea a lui alleata, rapì Elena, la moglie del re di Sparta Menelao, scatenando la guerra di Troia, oggetto del poema epico di Omero intitolato Iliade.
Tornando al famigerato “pomo d’oro” si trattava in realtà di una mela, ma il termine utilizzato per indicare questo oggetto della contesa divina è stato ereditato dal celebre prodotto dell’orto che tutt’oggi conosciamo e consumiamo abitualmente sulle nostre tavole. Merito della sua forma e del colore che assume durante la maturazione.
Dalla mitologia antica all’agricoltura moderna
Il pomodoro, oggi tanto apprezzato e utilizzato nella dieta mediterranea, non è un prodotto autoctono europeo: si tratta di uno dei tantissimi prodotti introdotti nel Vecchio Continente dopo la scoperta del Nuovo Mondo, nel 1500. Al pari di altri alimenti come la patata, inizialmente fu guardato con diffidenza e divenne oggetto di molte superstizioni: considerato velenoso (probabilmente sulla base di reminiscenze ancestrali che si ricollegavano all’istinto degli uomini primitivi a evitare i cibi rossi) fu inizialmente utilizzato solo a scopo ornamentale.
Bisognerà attendere almeno il 1700 per avere le prime testimonianze del suo utilizzo in cucina.
Né carne, né pesce… anzi né frutto né ortaggio
Come è ben spiegato in questo articolo pubblicato su The European Food Information Council, il pomodoro è uno di quei vegetali “ingannevoli”. Sebbene infatti sia utilizzato comunemente in cucina come qualsiasi ortaggio, dal punto di vista botanico è un frutto, al pari di mele, fragole, pesche e di tutti quegli alimenti che crescono dal fiore della pianta econtengono semi al loro interno. Altri “frutti botanici” che dal punto di vista culinario sono considerati ortaggi sono melanzane, peperoni, zucche, zucchine, cetrioli, olive, avocado, piselli, peperoncini, ma, a differenza di questi, il pomodoro presenta anche alcune caratteristiche che avvalorano ulteriormente la sua appartenenza al mondo dei frutti: quando raggiungono la maturazione sono succosi, dolci, adatti a essere consumati a crudo, ma anche a trasformarsi in composte e confetture!
Mille usi in cucina
Frutti o ortaggi che siano, i pomodori sono protagonisti di moltissimi piatti in diverse parti del mondo. In Italia sono pienamente valorizzati dalla dieta mediterranea e inseriti in pietanze diversissime tra loro: dalle più semplici e fresche insalate ai sughi e ai condimenti più ricchi e sostanziosi, e nonostante la loro stagionalità legata alla bella stagione, si prestano a essere lavorati e conservati in modo da risultare disponibili per tutto l’anno (sotto forma di conserve industriali ma anche di polpa o passata artigianali). In più, oltre a stare all’interno dei piatti, si prestano anche a contenere altri ingredienti. Ne è un esempio la ricetta dei pomodori ripieni di Sonia Peronaci, in cui questi prodotti dell’orto sono trasformati in deliziosi scrigni da gustare insieme al ripieno condito con la loro stessa polpa, diventando così protagonisti della portata a 360 gradi!